Il 17 gennaio 2011 l’AGCM ha chiuso il procedimento FIEG / Google avviato nei confronti di Google per accertare presunte violazioni dell’art. 102 TFUE.

Il caso era stato aperto il 26 agosto 2009 contro Google Italy per accertare un abuso di posizione dominante: Google era accusata di impedire che gli editori online possano rimuovere i propri contenuti giornalistici dal servizio/portale Google News senza ripercussioni sulla rilevabilità dei medesimi contenuti sul motore di ricerca Google Web Search. L’istruttoria era stata estesa anche a Google Inc. e a Google Ireland Ltd. e ad un altro abuso di posizione dominante: mancanza di trasparenza e di verificabilità dei corrispettivi spettanti agli editori affiliati al programma AdSense.

All’inizio del procedimento l’AGCM aveva contestato a Google, che detiene circa il 90% del mercato italiano delle ricerche on line, una posizione dominante nel mercato dell’intermediazione nella raccolta pubblicitaria online e nel mercato della raccolta pubblicitaria online, che il legame esistente tra Google NewsItalia e Google Web Search, impediva agli editori di scegliere liberamente se includere o meno i propri contenuti giornalistici su Google News. Se un editore avesse deciso di non rendere i propri contenuti disponibili su Google News Italia, avrebbe escluso gli stessi anche dal motore di ricerca Google Web Search, non avrebbe potuto essere consultato dalla maggior parte degli utenti. Poiché l’indicizzazione su Google Web Search è determinante per la capacità di un sito web di attrarre visitatori ed ottenere ricavi attraverso la raccolta pubblicitaria, l’esclusione da Google Web Search avrebbe determinato per l’editore la perdita dei proventi pubblicitari che derivano dal traffico.

La seconda contestazione era relativa al network pubblicitario AdSense, che offre servizi di intermediazione nella compravendita di spazi pubblicitari. L’Autorità contestava a Google Ireland la mancanza di trasparenza: assoluta discrezionalità nella determinazione del corrispettivo spettante agli “Affiliati Online” del programma AdSense, assenza dell’obbligo di calcolare come la quota fosse calcolata, impossibilità di verifica dei registri, facoltà di modificare in qualsiasi momento i prezzi. I clienti più grandi, con i quali Google concludeva contratti scritti con una percentuale di revenue sharing ad essi spettante, non avevano comunque la possibilità concreta di verificare dei corrispettivi.

Dopo una serie di proposte da parte di Google e di osservazioni da parte degli intervenuti (FIEG, Fedoweb, Matrix ed ANSO), l’Autorità ha chiuso il procedimento ritenendo estranea Google Italy e accogliendo gli impegni presentati da Google Inc. e  Google Ireland Ltd.

A parte le questioni antitrust, sicuramente utili agli addetti ai lavori, è interessante la posizione dell’AGCM sulla tutela del diritto d’autore in Internet.

Secondo il Presidente, Antonio Catricalà, i produttori di contenuti possono ottenere ricavi solo dalla pubblicità, ma non riescono ad ottenere un’adeguata remunerazione per lo sfruttamento economico delle proprie opere da parte di soggetti terzi (aggregatori, motori di ricerca, etc.), che li usano anche a fini di lucro, nonostante la produzione di contenuti sia uno dei servizi di maggior interesse per gli utenti di Internet.

Il problema, secondo l’AGCM, è che le attuali norme sul diritto di autore non tengono conto delle peculiarità tecnologiche ed economiche di Internet e delle nuove e molteplici modalità di riproduzione e di utilizzo sul web dei contenuti da parte di soggetti diversi dai titolari del copyright.

L’Autorità ha quindi chiesto al Parlamento e al Governo di costruire un sistema di diritti di proprietà intellettuale idoneo ad incoraggiare su Internet forme di cooperazione virtuosa tra i titolari di diritti di esclusiva sui contenuti editoriali e i fornitori di servizi innovativi che riproducono ed elaborano i contenuti protetti da tali diritti.

Dopo l’AGCOM, anche l’AGCM si pronuncia per la necessità di una riforma del diritto d’autore su Internet. Il 4 novembre 2010 era stato il turno del Primo Ministro Inglese, David Cameron.

Il percorso è iniziato, e questa volta, probabilmente, qualcosa si muoverà davvero. Ma in quale direzione: verso la tutela degli autori, e della libertà di manifestazione del pensiero, o verso la tutela dei produttori, e della libertà d’impresa?