In Cina cresce il PIL e aumenta la tutela e la protezione giudiziaria della proprietà intellettuale: l’Avv. Donato Nitti di KEIS Law, ha pubblicato per Obiettivo Sistema Paese un post su Altalex: Cina: il Pil del 2017 vola al 6,9%. Opportunità per le imprese italiane.
Secondo la WIPO nel 2016 il numero di domande di brevetto depositate in Cina (1.338.503) ha superato la somma delle domande depositate in USA, Giappone, Corea del Sud e all’EPO. La Cina è al primo posto anche per il numero di domande di registrazione di marchio (3,697,916 domande, contro le 545,587 domande depositate allo USPTO) e di design (650,344 domande, contro le 104,522 domande depositate all’EUIPO).
Le corti specializzate cinesi, molto più veloci di quelle italiane (una causa di merito in materia di brevetti dura in media sette mesi, contro i quasi quattro anni di una causa italiana), oggi sono sette: Beijing, Shanghai and Guangzhou, aperte nel 2014, e Nanjing, Suzhou, Chengdu and Wuhan, aperte nel 2017.
La shanzhai (山寨), l’imitazione a basso costo, magistralmente raccontata da Yu Hua nel suo bellissimo La Cina in dieci parole e analizzata in chiave IP dal Prof. Barton Beebe della NYU Law School nel suo Shanzhai, Sumptuary Law, and Intellectual Property Law in Contemporary China fa dunque oggi meno paura, e si avvia a non essere più un’ostacolo per le imprese italiane che vogliano entrare nel mercato cinese. Un mercato che richiede importanti investimenti pubblicitari e conoscenza specifica delle dinamiche culturali, ma che può dare soddisfazioni enormi alle imprese del Made in Italy.