Per adesso l’attenzione dei rapporti tra social network e proprietà intellettuale è stata concentrata sul caricamento di materiali protetti da parte di soggetti diversi dal titolare dei diritti (ad esempio, i casi You Tube contro Viacom e contro Mediaset)

Un argomento interessante ma forse ancora poco discusso, invece, è la sorte dei materiali protetti da diritti di proprietà intellettuale che sono caricati nei social network dai titolari.

Nel contratto dell’utente (sul cui nome torneremo in un prossimo post) con Facebook è scritto:

“Per quanto riguarda i contenuti coperti da diritti di proprietà intellettuale…l’utente fornisce a Facebook una licenza non esclusiva, trasferibile, che può essere concessa come sotto-licenza, libera da royalty e valida in tutto il mondo, che consente l’utilizzo di qualsiasi Contenuto IP pubblicato su Facebook o in connessione con Facebook (“Licenza IP”). La Licenza IP termina nel momento in cui l’utente elimina i Contenuti IP presenti sul suo account, a meno che tali contenuti non siano stati condivisi con terzi e che questi non li abbiano eliminati.”

Mi pare che si possa dire che, almeno nell’opinione di Facebook, la licenza non cesserà mai di esistere, visto che è altamente improbabile che il contenuto non sia stato condiviso e che, comunque, qualcuno avrà certamente fatto il download del suo profilo (basta andare alla pagina Account / Impostazioni Account e seguire le istruzioni) e del materiale condiviso.

Su Linkedin la situazione non è molto diversa, anzi, forse la licenza è più ampia.

“You own the information you provide LinkedIn under this Agreement, and may request its deletion at any time, unless you have shared information or content with others and they have not deleted it, or it was copied or stored by other users. Additionally, you grant LinkedIn a nonexclusive, irrevocable, worldwide, perpetual, unlimited, assignable, sublicenseable, fully paid up and royalty-free right to us to copy, prepare derivative works of, improve, distribute, publish, remove, retain, add, process, analyze, use and commercialize, in any way now known or in the future discovered, any information you provide, directly or indirectly to LinkedIn, including but not limited to any user generated content, ideas, concepts, techniques or data to the services, you submit to LinkedIn, without any further consent, notice and/or compensation to you or to any third parties.”

La licenza di Linkedin è forse addirittura più estesa di quella di Facebook, perché la genericità di questa potrebbe consentire di contestarne la validità o, comunque, di darne un’interpretazione restrittiva (l’argomento merita un approfondimento che arriverà prossimamente). La licenza di Linkedin, invece, è più specifica, poiché menziona le diverse facoltà spettanti al titolare del copyright.

Entrambi i contratti sono regolati dalla legge della California. Il contratto con Linkedin prevede che le controversie siano risolte da un arbitrato da tenere a San Francisco, mentre il contratto con Facebook prevede la giurisdizione dell’autorità giudiziaria della California e la competenza di “una corte statale o federale della contea di Santa Clara”.

Quanto a Facebook, molte controversie potrebbero essere relative a consumatori, per cui l’applicazione delle norme che li proteggono potrebbero portare alla disapplicazione delle regole contrattuali. Nel caso di Linkedin, invece, è probabile che la maggior parte delle controversie riguardino non consumatori.

Con queste premesse, è interessante riflettere sulla licenza gratuita, irrevocabile, estesa a tutto il mondo, perpetua, trasferibile, cedibile di modificare e commercializzare qualsiasi contenuto generato dall’utente.

La domanda è: tra questi rientrano anche i marchi delle imprese che sono caricati su Linkedin?

E i materiali promozionali come fotografie e video?

In conclusione, sia per i fornitori di servizi di comunicazione (pubblicitari e creativi vari) che per le imprese loro clienti, un attimo di riflessione sembra dovuto. Oggi non possiamo fare a meno dei social network come strumento di comunicazione (io sono tra questi).

Personalmente ritengo del tutto improbabile un uso distorto delle licenze, poiché gli effetti negativi sulla reputazione del social network sarebbero maggiori dei benefici ottenuti. Ma come giurista il tema mi affascina, e voglio continuare ad approfondirlo.